Sì, viaggiare!...
Il primo viaggio in treno l'ho fatto che ancora non avevo un anno. E, da quello che mi raccontano i miei, l'ho amato subito!
Ho sempre trovato comodi quei sedili in vellutino con il poggiatesta che si poteva anche regolare.
In treno si andava in Sardegna almeno due volte l'anno per andare a trovare i nonni e gli zii. Si prendeva il rapido, nonno comodissimo dello scomodissimo Eurostar, fino a Roma, e i tempi di percorrenza secondo me erano poco al di sopra di quelli delle diligenze! Ma Bologna è lontana da Roma. E durante il viaggio c'erano comunque, ogni volta, tanti punti di riferimento da cercare. C'erano le gallerie, soprattutto quella lunga lunga, a S.Benedetto Val di Sambro, dove si poteva vedere una minuscola stazioncina, proprio là sotto, con la scaletta che risaliva in superficie, luce improvvisa piena di movimento nel buio rumoroso della galleria. Oggi è stata smantellata e non ce n'è più traccia.
C'era la magia della stazione di Firenze, dove il treno, ripartendo, sembrava tornare indietro. E tutte le volte il babbo, prendendoci un pochino in giro, diceva: Ecco, vedete, il capotreno ha dimenticato qualcosa a casa e torniamo a prenderlo! Nell'atrio della stazione di Firenze c'era il modellino della nave Raffaello, o forse era la Michelangelo, che poi la vedemmo a Genova, nelle sue dimensioni reali, grande come un grattacielo, salpare per una crociera verso l'America.
Poi, credo verso Arezzo, c'era un castelletto in mezzo alla meravigliosa campagna toscana. E per me era già essere quasi a Roma, nonostante fossimo ancora distanti.
Era un viaggio lungo, noi bambini potevamo leggere tutto un racconto lungo di Topolino, si mangiava un panino, si facevano le corse nei corridoi, si dormiva con la testa in grembo alla mamma, ogni tanto ci si annoiava un po': Mamma, ma quando arriviamo? E ancora c'era tanto tempo per stare a guardare fuori dal finestrino. E il babbo ci portava in fondo al corridoio dove era appesa una grande carta geografica dell'Italia e seguendolo con il dito ci mostrava il percorso che stava facendo il treno. Erano le nostre prime lezioni di geografia pratica! Così, quando ci sembrava che non si potesse arrivare mai, si andava a controllare su quella carta a che punto eravamo arrivati.
Sapevamo di essere quasi arrivati quando ci si fermava alla stazione di Orte. Da lì incominciavamo a seguire il Tevere fino a quando non si percepiva la periferia della città.
La stazione di Termini era così grande, caotica, anche sporca, e incuteva sempre un certo timore. Per fortuna, all'improvviso tra la folla c'era sempre il volto sorridente dello zio Giorgio insieme a qualcuna delle mie bellissime cugine, che venivano a salutarci e a farci un po' di compagnia in attesa di prendere il trenino che ci portava a Civitavecchia. Quel trenino era così diverso dal rapido. Spesso era composto con i vecchi vagoni di terza classe, con i sedili di legno e lo sportello per scendere in ogni scompartimento.
Da adolescente il treno è diventato il mezzo preferito per raggiungere gli amici, che quelli solo di Bologna non mi sono mai bastati! C'erano da andare a trovare quelli che frequentavamo al mare, e noi si andava in vacanza non sulla riviera romagnola, come la maggior parte dei bolognesi. Noi si andava in Abruzzo! Così poi nell'inverno per mantenere i rapporti la domenica si partiva e si andava una volta a Firenze, un'altra a Verona, un'altra ancora a Padova, a Milano e poi anche a Roma, andata e ritorno in giornata! Partenza alle cinque del mattino e rientro verso mezzanotte!
Il treno è un posto interessante dove fare incontri. Una volta, andando a Milano, mio marito e io abbiamo conosciuto un Australiano, in Europa per affari, che da Roma stava andando in Germania via treno. Ci disse che era il modo migliore per avere un'idea di quello che è il paese. Non solo per i paesaggi così diversi, ma anche per le persone che salgono e scendono e condividono con te un tratto di strada.
In effetti il treno è un bellissimo salotto semovente dove si fanno conoscenze, ci si scambiano racconti, dove si può socializzare.
Sabato saremo mia figlia e io da sole, in viaggio verso Roma, occasione preziosa per godere della reciproca compagnia, viaggio tutto al femminile.