Pausa pranzo
Il mio rapporto con l'acqua è, da sempre, viscerale. Ho cominciato a nuotare da piccolissima, figlia di due grandi amanti del mare, passando le mie vacanze estive in parte in Adriatico e in parte in Sardegna, due tipi di mare diversissimi ma amatissimi entrambi. In uno la possibilità di fare quei meravigliosi giochi che tutti i bimbi di questo mondo fanno con la sabbia, armati di paletta e secchiello, e con la sicurezza del mare poco profondo dove passeggiare più che nuotare, nell'altro la meraviglia di un mondo sottomarino che a due passi dalla riva all'improvviso si schiudeva sotto i miei occhi curiosi che spiavano da dietro la maschera, seduta quasi sulla battigia, in mezzo agli scogli. Poi gli anni delle scuole medie, in cui, a causa dei doppi turni a scuola e della mia schiena che non ne voleva sapere di stare diritta, il nuoto è diventato materia di studio e terapia, anni in cui ho davvero imparato a nuotare, coordinando movimenti e respiro e dove ho scoperto che quel ripetitivo macinare vasche su vasche era fantastico per pensare a me stessa. Infine gli anni più maturi, dal liceo in poi, in cui sempre una piscina è stata presente, dove diventava la scusa per trovarsi con le amiche, per nuotare o per fare ginnastica, ma sempre in acqua. Ovunque vada, è molto importante che ci sia una pozza d'acqua dove potermi rilassare, per sentirmi bene. Questa volta ho trovato questa magnifica piscina, praticamente vuota a ora di pranzo, e raggiungibile a piedi in meno di 10 minuti. Questo mi basta per sentirmi in vacanza e non al lavoro!